La Beatrice di Dante
Beata e bella, luce e gloria de la gente umana. Questa è la gloriosa donna della mente di Dante, donna che la critica ufficiale ha voluto materializzare nella figura di Beatrice Portinari figlia di Folco e moglie di Simone di Bardi, cadendo così nella “beffa”architettata dal Boccaccio:
“Io ho messo in galea
senza biscotto
l’ingrato vulgo, e senza alcun piloto
lasciato l’ho in mar a lui non noto
ben che sen creda esser maestro e dotto”
Opera quindi di occultamento quella del Boccaccio che ha così celato a occhi indiscreti la realtà di questa donna, allegorizzata dai poeti del 1200 nella fenice, il mitico uccello che moriva bruciando e che ogni 500 anni risorgeva per le misteriose virtù della pietra del Graal,come il Von Eschenbach nel suo “Parzival” ci racconta.
“Modicum, et non videbitis me;
et iterum…
modicum, et vos videbitis me”
(Pg XXXIII 10-12).
“Un poco e non mi vedrete; e di nuovo un poco e mi vedrete” … in questa maniera si presenta Beatrice a Dante nel purgatorio… le stesse parole con cui Cristo annunziò ai discepoli la sua morte e resurrezione (” Modicum, et iam non videbitis me; et iterum modicum, et videbitis me, quia vado ad Patrem “,Ioann. 16, 16).
Carattere discontinuo quindi la presenza di questa fenice nella storia dell’umanità, come discontinua rifulge e risorge la poesia d’amore che canta la bellezza di questa Donna che diventa per il poeta madre, sorella, amante, guida, lungo una strada che lei stessa traccia e che in un irrefrenabile slancio d’amore il poeta segue, lasciandosi così trasformare sino alle estreme conseguenze quali il farsi somigliante a Dio.
Una strada, un cammino che solo la lettura morale, allegorica e anagogica ci svela e che conduce a glorioso porto…se segui tua stella…beata e bella.
a cura di Franco Naldoni e Debora Viciani
Giovedì 19 Febbraio ore 21,30
Ingresso libero