Le icone della Vergine

Oltre alle icone che ci sono state tramandate come acheropite, cioè non dipinte da mano d’uomo, ci sono altre icone che sono giunte sino a noi come prototipi dipinti direttamente da San Luca, lo stesso autore dell’omonimo Vangelo.

Queste icone sono raffigurazioni della Vergine Maria, e il fatto che vengano attribuite a San Luca le legittima come ritratti originali.

Sono tre i prototipi attribuiti alla mano dell’Evangelista: due sono immagini della Vergine con il bambino, uno rappresenta la sola Vergine.

vergine di smolensk

Madre di Dio odigitria di Smolensk

La prima tipologia è quella della Vergine odighitria (colei che mostra la via) raffigurata a mezzo busto, frontale, tiene il bambino con il braccio sinistro e con la mano destra lo indica.

Il nome deriva dal greco odegos traducibile in “guida”, nome che sembra derivare dal santuario che si trovava a Costantinopoli, quello degli “odigoi” o “delle guide” perché i monaci che vi risiedevano facevano da guida ai ciechi visitatori in cerca della grazia. Sembra sia stata distrutta dai Turchi nel 1453, di essa sono rimaste diverse copie.

 

 

 

vergine di vladimir

Madre di Dio di Vladimir XII sec. Galleria Tret’Jakov

La seconda tipologia è la madre di Dio della tenerezza o “Eleousa”, dal greco “eleos” “misericordia”, dove la Vergine e il Figlio hanno i volti uniti e rivolti l’uno verso l’altra in una stretta intimità.

Quest’immagine, diffusa in Russia nel XII secolo, trova il suo esempio più noto nella Vergine di Vladimir, icona dipinta quasi sicuramente a Costantinopoli ma poi portata in Russia nel 1130 prima a Kiev e poi definitivamente a Vladimir, divenne la protettrice della Russia e simbolo della lotta contro i Tartari.

In Russia, dove si diffuse moltissimo, prese il nome di “umilenie”= tenerezza.

 

 

L’ultimo tipo è quello della Vergine orante raffigurata in piedi, con le braccia alzate e le palme delle mani rivolte verso il cielo; una delle più famose è quella detta Blachernitissa: si trovava a Costantinopoli nel santuario di Blachernes.

Con questa tipologia (una donna in piedi con le braccia alzate) veniva raffigurata nell’arte paleocristiana l’anima del defunto in attesa di ricevere la vita eterna.

Diverse sono le icone giunte fino a noi come “dipinte da San Luca”, alcune si trovano in Italia come la “salus populi romani” conservata in Santa Maria Maggiore a Roma; sempre a Roma si trova una delle più antiche icone della Vergine chiamata Madonna Advocada (in quanto intercede per i peccatori), del IV-V secolo, di provenienza medio orientale, si trova adesso nella Chiesa del Rosario a Monte Mario; un’altra è la Madonna di San Luca che si trova nell’omonimo santuario sopra Bologna .

madonna in trono

Madonna in Trono , IV sec. – Monastero di Santa Caterina del Sinai

Esistono innumerevoli tipologie della Vergine che variano più o meno da quelle sopra menzionate. Un’altra da ricordare, molto diffusa e presente già nei primi secoli è quella della Madonna seduta in trono, vestita come un’imperatrice e con il Bambino seduto in grembo; si è affermata dopo i concili di Efeso e di Calcedonia nei quali fu riconosciuta quale Theotokos cioè madre di Dio.

Una delle più antiche icone di questo tipo datata VI secolo, si trova nel monastero di Santa Caterina del Sinai dipinta ad encausto; più vicino a noi, sempre risalente al VI secolo, si può visitare la Madonna della Clemenza nella basilica di Santa Maria a Trastevere.

Dopo il periodo “iconoclasta” questa tipologia trova una grande diffusione in forma musiva nel catino dell’abside centrale di numerose chiese.

di Eleonora Guarducci